Non tutti i lead sono pronti ad acquistare nel momento in cui entrano in contatto con un brand. Alcuni stanno ancora esplorando le opzioni disponibili, altri necessitano di tempo e informazioni per maturare una decisione. Ecco perché oggi, in una strategia di digital marketing davvero efficace, non basta generare lead: bisogna saperli accompagnare nel tempo.
Ed è proprio qui che entra in gioco il lead nurturing: un insieme di azioni pensate per coltivare il rapporto con i potenziali clienti, fornendo loro le informazioni giuste al momento giusto, fino a guidarli, in modo naturale, verso una decisione di acquisto consapevole.
Tra tutti i canali a disposizione per questa attività, l’email è sicuramente uno dei più potenti, perché permette di costruire relazioni personalizzate, scalabili e misurabili, automatizzando gran parte del processo.
Quando email marketing e lead nurturing si uniscono per raggiungere un obiettivo comune, ecco che possiamo parlare di email nurturing, l’arte (e la scienza) di creare percorsi via email che nutrono la relazione con ogni lead, passo dopo passo.
In questo articolo analizzeremo come strutturare una strategia di email nurturing efficace, quando usarla, quali contenuti inviare, come segmentare e soprattutto quali risultati aspettarsi.
Prima di passare agli aspetti pratici, vale la pena chiarire cosa si intende con email nurturing e perché rappresenta oggi una leva strategica per costruire relazioni durature con i lead.
L’email nurturing può essere definito come una strategia che consiste nell’inviare una serie di email automatizzate e personalizzate, progettate per costruire una relazione solida e progressiva con un potenziale cliente, in base alla sua posizione all’interno del funnel di vendita.
Niente newsletter promozionali, insomma, ma contenuti pensati ad hoc per rispondere a bisogni specifici, stimolare l’interesse e guidare le decisioni.
In una campagna di email nurturing, ogni messaggio ha un ruolo preciso all’interno di un percorso più ampio, dove tempistiche, tono e contenuto sono definiti sulla base del comportamento e delle caratteristiche del destinatario.
In un contesto in cui le decisioni d’acquisto si basano sempre più su informazioni, fiducia e relazioni, l’email nurturing rappresenta uno degli strumenti più potenti per mantenere il contatto con i lead nel momento in cui serve davvero: quando sono pronti ad ascoltare.
Oltre a questo, ciò che contribuisce a rendere l’email nurturing così efficace è la sua capacità di connettere strategia e automazione: attraverso l’email marketing automation è possibile infatti raggiungere migliaia di contatti in modo scalabile, senza rinunciare alla personalizzazione e alla coerenza del messaggio. E non solo, perché grazie ai dati raccolti durante le interazioni, ogni flusso può essere continuamente ottimizzato per migliorare performance e risultati nel tempo.
Come abbiamo visto, l’email nurturing è una leva strategica per costruire e coltivare la relazione con i lead nel tempo. Ma per essere davvero efficace, deve nascere da una domanda chiara: cosa si vuole ottenere?
La verità, infatti, è che non esiste un solo obiettivo valido per ogni contesto. A seconda del tipo di azienda, del ciclo di vendita, del prodotto o servizio offerto, una strategia di nurturing può servire a raggiungerne di diversi. Ecco perché per evitare azioni generiche e ottenere risultati davvero misurabili, è buona norma partire con il passo giusto, ovvero definendo con precisione gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso la campagna di email nurturing. Solo così sarà possibile progettare contenuti coerenti e strutturare flussi realmente efficaci.
Detto ciò, può essere utile sapere che tra gli obiettivi più comuni del lead nurturing tramite email troviamo:
Un flusso di email nurturing ben costruito non è una sequenza casuale di messaggi, ma un vero e proprio percorso progettato per rispondere alle esigenze del lead in ogni fase del suo processo decisionale. Ogni email ha un ruolo preciso: introdurre, approfondire, rafforzare, spingere all’azione.
La struttura di questi flussi dipende da diversi fattori, tra cui gli obiettivi, la tipologia di lead e la fase del funnel, ma segue spesso una progressione ricorrente. Ecco una possibile articolazione di un percorso tipo:
Naturalmente, questa sequenza è solo un esempio. Ogni flusso di email nurturing va adattato in base ai dati raccolti, al comportamento dell’utente e agli obiettivi della campagna. L’importante è che ogni passaggio sia coerente, contestualizzato e rilevante, così che il viaggio del lead sia fluido, naturale e guidato.
Per garantire davvero questa coerenza, però, non basta costruire una sequenza logica di email. Serve una strategia che sappia riconoscere a chi ci si sta rivolgendo, in quale fase del percorso si trova e quali contenuti sono più rilevanti in quel preciso momento.
Inviare lo stesso messaggio a tutti i contatti, senza distinguere tra chi ha appena conosciuto il brand e chi è già pronto a convertire, ad esempio, è uno degli errori più comuni nelle campagne email. E uno dei più costosi, in termini di engagement, tempo e opportunità.
Per evitare di incappare in questo errore, accorre in aiuto la segmentazione, uno dei pilastri dell’email nurturing e dell’email marketing in generale. La segmentazione, infatti, permette di dividere il database in gruppi omogenei in base a criteri rilevanti come il comportamento, la fase del funnel, l’interesse espresso o i dati demografici. In questo modo, ogni contenuto può essere calibrato sulle reali esigenze di chi lo riceve, aumentando esponenzialmente la probabilità di raggiungere l’obiettivo.
Ma la segmentazione da sola non basta. A fare la differenza è la capacità di personalizzare il messaggio non solo nel contenuto, ma anche nel tono, nella frequenza e nella proposta. Personalizzare significa parlare proprio a quella persona, in quel momento, con informazioni pertinenti. Significa, in altre parole, rendere ogni email rilevante.
Nella pratica, questo si traduce in oggetti email mirati, call to action contestualizzate, suggerimenti dinamici, riferimenti ai comportamenti passati. E, soprattutto, nella sensazione per chi legge di essere visto, ascoltato e accompagnato, non di essere semplicemente un contatto tra i tanti.
Quando segmentazione e personalizzazione lavorano insieme, ogni lead percepisce il flusso di email come un’esperienza coerente e pensata su misura. È questo che trasforma un database in una relazione.
Come abbiamo visto fin qui, una strategia di email nurturing efficace richiede continuità, coerenza e personalizzazione. Ma gestire tutto questo manualmente sarebbe impossibile, soprattutto quando si lavora con volumi importanti o funnel complessi.
Per fortuna, oggi esistono soluzioni, piattaforme e tecnologie in grado di automatizzare gran parte delle attività operative, permettendo di concentrarsi su ciò che conta davvero: la strategia, i contenuti, la relazione.
Quando si parla di email nurturing, l’automazione è un importante supporto tecnico, ma è soprattutto ciò che rende possibile trasformare una buona idea in un sistema vivo, fluido, capace di adattarsi ai comportamenti e ai tempi di ogni lead. Oltre a permettere di risparmiare tempo prezioso, il suo valore sta infatti nella possibilità di definire percorsi su misura, attivati da trigger specifici come la compilazione di un form, il download di una risorsa, l’apertura di un’email precedente o un periodo di inattività.
Insomma, grazie ai software di email marketing automation, si possono costruire flussi dinamici, testare varianti, modulare frequenze e contenuti in funzione delle azioni compiute. Il risultato è una comunicazione più coerente, più reattiva e, soprattutto, più efficace e scalabile.
Le piattaforme in commercio oggi (da Mailchimp ad ActiveCampaign, da HubSpot a Klaviyo) offrono una gamma sempre più ampia di funzionalità: editor visuali, test A/B, segmentazione avanzata, punteggio dei lead (lead scoring), reportistica dettagliata. Ma al di là dello strumento, ciò che conta è naturalmente la strategia con cui viene impostato il flusso.
Una strategia di email nurturing ben progettata non può prescindere da un’attenta analisi dei risultati. I numeri, d’altronde, non servono solo a valutare cosa ha funzionato, ma anche a capire come migliorare le performance nel tempo, affinare i flussi, ottimizzare contenuti e timing.
Ecco i principali KPI da monitorare e alcuni spunti su come interpretarli:
Monitorare i KPI giusti permette di trasformare ogni campagna in un’occasione di apprendimento. Perché, al di là delle metriche, è la capacità di interpretarle con criterio che fa davvero la differenza.
All’inizio, l’email nurturing può sembrare semplice: una sequenza di messaggi ben scritti, qualche automazione, magari un paio di grafici per capire cosa funziona. Poi, però, ci si accorge che ogni scelta apre una nuova domanda.
Che tono usare con chi è ancora freddo? Come rendere ogni CTA coerente con il momento giusto? Quanto spesso è “troppo spesso”?
E ancora: quale oggetto cattura davvero l’attenzione? Come evitare che le email finiscano in spam? Che KPI contano davvero? E cosa succede se i lead non cliccano, ma leggono? O se cliccano, ma non convertono?
È lì che il nurturing smette di essere una questione operativa e diventa una vera disciplina di relazione. Un mix di strategia, contenuto, dati e sensibilità.
Ma non serve avere tutte le risposte in casa.
Human Analytica affianca le aziende per trasformare un flusso di email in un percorso ragionato, coerente, costruito intorno a chi conta davvero: le persone a cui ci si rivolge.
Se stai pensando di lavorare in modo più strutturato su questi temi, parliamone!