8/7/2025

Cosa sapere prima di attivare una campagna di influencer marketing

Cosa sapere prima di attivare una campagna di influencer marketing

L’influencer marketing è diventato, negli ultimi anni, uno degli strumenti più interessanti e versatili nel mondo del digital. Quello che un tempo era visto come un fenomeno legato a celebrità e sponsorizzazioni patinate, oggi si è trasformato in qualcosa di molto più concreto: una leva strategica che aiuta i brand a costruire relazioni autentiche con le persone, attraverso contenuti credibili e rilevanti.
Perché la verità è che in un panorama in cui è sempre più difficile catturare l’attenzione, gli influencer hanno assunto un ruolo centrale. Non tanto per la visibilità che garantiscono, quanto per il rapporto di fiducia che riescono a instaurare con le proprie community. È proprio lì che sta il loro vero valore: nella capacità di attivare conversazioni, generare coinvolgimento e influenzare decisioni d’acquisto in modo naturale.

Capire cos’è l’influencer marketing oggi è quindi di fondamentale importanza per chiunque voglia comunicare in modo efficace online. Dalle collaborazioni con content creator su Instagram e TikTok alle iniziative pensate per settori più tecnici e professionali, anche in ambito B2B, linfluencing marketing è ormai parte integrante delle strategie digitali di moltissime aziende, anche di piccole e medie dimensioni.

In questo articolo andremo a scoprire come funziona davvero l’influencer marketing, quali opportunità offre e perché saperlo integrare in modo intelligente può fare la differenza.

Cos’è l’influencer marketing

Prima di capire come funziona, vale la pena soffermarsi un attimo su cosa si intende davvero per influencer marketing. Il termine è molto usato, ma spesso interpretato in modi diversi. Per qualcuno si tratta di fare pubblicità con personaggi famosi, per altri è una questione di numeri e visibilità. Ma il significato di influencer marketing oggi è molto più articolato.

Partendo da una definizione chiara, possiamo dire che l’influencer marketing è una strategia di comunicazione in cui un brand collabora con persone che hanno la capacità di influenzare le decisioni (non a caso parliamo di influencer) di un pubblico specifico attraverso contenuti pubblicati online, soprattutto sui social media.

Ma chi sono questi influencer? E chi sono, invece, i creator o i cosiddetti virtual influencer?
In effetti, negli ultimi anni oltre all’influencer marketing sono cambiate molto anche le parole che vengono utilizzate per riferirsi a queste figure attive nel web. Andando per ordine:

  • Influencer: sono persone che esercitano un’influenza grazie al rapporto diretto che hanno con la propria community
  • Creator: mettono al centro la produzione di contenuti. Sono videomaker, fotografi, storyteller capaci di dare forma a messaggi visivi o narrativi efficaci, anche se con una fanbase più contenuta
  • Virtual influencer: sono personaggi digitali nati da team creativi o software di intelligenza artificiale, che iniziano a comparire anche nelle campagne italiane, soprattutto nei settori moda e tech.

E attenzione, perché queste distinzioni non sono affatto solo terminologiche: al contrario, influenzano il modo in cui scegliere i profili con cui collaborare, definire gli obiettivi della campagna e valutarne i risultati. Ciò che più farà piacere alle aziende curiose sull’influencer marketing è che non esiste una figura “giusta” in assoluto: tutto dipende da cosa si vuole comunicare, a chi e con quale stile. È proprio per questo che questa forma di marketing si è evoluta così tanto negli ultimi anni — perché oggi richiede scelte più consapevoli, più mirate e più coerenti con i valori del brand.

Perché conviene investire nell’influencer marketing

Il grande successo dell’influencer marketing negli ultimi anni si deve al fatto che questa strategia funziona, e funziona per davvero. Secondo le statistiche, per ogni dollaro investito in campagne con influencer, il ritorno medio stimato è di 5,78 dollari. Una performance che spiega bene perché questa strategia sia sempre più adottata anche da realtà medio-piccole, non solo dai grandi brand.

Ma da dove arriva questo risultato?  

I vantaggi dell’influencer marketing

I vantaggi dell’influencer marketing sono molteplici e si attivano su più livelli.
Il primo è sicuramente in termini di brand awareness: collaborare con profili seguiti da community attive permette di aumentare la visibilità del marchio in contesti dove l’attenzione è reale e non forzata.

Poi c’è la fiducia. Le persone tendono a fidarsi di più dei consigli di chi seguono ogni giorno, rispetto a un contenuto pubblicitario classico. L’influencer diventa un ponte credibile tra brand e pubblico.

Il terzo beneficio è il coinvolgimento. A differenza di molte campagne tradizionali, i contenuti creati dagli influencer stimolano conversazioni, commenti, condivisioni. In breve, attivano una relazione.

Naturalmente, tutto questo porta al vantaggio più tangibile: l’incremento delle vendite. Quando l’influencer è scelto bene e la campagna marketing è pensata su misura, anche l’impatto sulle conversioni può essere molto concreto. Ecco perché in alcuni settori, come moda, beauty, tech o food, l’influencer marketing è ormai parte integrante del funnel commerciale.

infografica con i vantaggi dell'influencer marketing tra brand awareness, fiducia, coinvolgimento e incremento delle vendite

Tipologie di influencer: chi scegliere e perché

Abbiamo visto che i vantaggi dell’influencer marketing sono tanti e si attivano su diversi livelli. Ma per ottenere risultati concreti è fondamentale sapere con chi collaborare. Non tutti gli influencer sono uguali, ed è proprio in base alla dimensione del pubblico e al tipo di relazione che riescono a instaurare che si distinguono diverse categorie, ognuna con caratteristiche e potenzialità specifiche.

Nano-influencer

Hanno una community ridotta, sotto i 10.000 follower, ma spesso molto attiva e fidelizzata. Sono perfetti per progetti locali o per brand che vogliono entrare in contatto con nicchie di mercato ben definite. La loro forza è l’autenticità, ma è importante tenere conto della portata limitata dei loro contenuti.

Micro-influencer

Rappresentano oggi una delle fasce più interessanti, sia in termini di rapporto qualità/prezzo sia per l’equilibrio che riescono a mantenere tra visibilità e coinvolgimento. Con un pubblico tra i 10.000 e i 100.000 follower, sono spesso percepiti come competenti ma ancora vicini e accessibili. Ideali per campagne che puntano a costruire fiducia e relazione nel tempo.

Macro-influencer

Con un pubblico che può superare le centinaia di migliaia di follower, i macro-influencer sono spesso veri e propri professionisti del settore. Collaborare con loro consente di raggiungere ampie audience, lanciare novità o rafforzare il posizionamento del brand su scala nazionale. Naturalmente, l’investimento richiesto è maggiore, e il livello di coinvolgimento può essere più variabile.

Mega-influencer

Sono le celebrity del digitale (e non solo), seguite da milioni di persone. Grazie alla loro visibilità, possono generare un grande impatto in termini di reach e notorietà. Tuttavia, sono meno adatti a strategie basate su engagement o autenticità: la distanza percepita tra il personaggio e il pubblico è spesso maggiore.

Virtual influencer

Se ne parla ancora poco, ma stanno entrando anche nel panorama italiano. Come abbiamo anticipato in apertura, sono figure digitali completamente artificiali, gestite da team creativi o da software di intelligenza artificiale. Il vantaggio? Sono controllabili in ogni dettaglio. Lo svantaggio? Mancano di empatia e possono generare distacco nel pubblico, soprattutto se non ben contestualizzati.

Influencer B2B

Nel marketing business-to-business il concetto di influencer cambia: qui l’autorevolezza conta più dei numeri. Si tratta di professionisti, founder, consulenti o formatori capaci di influenzare le decisioni d’acquisto attraverso contenuti di valore, spesso su piattaforme come LinkedIn o in contesti di nicchia. Non hanno milioni di follower, ma sanno parlare alle persone giuste.

influencer registra un contenuto video per i propri follower in centro città

Dove trovare gli influencer e come valutarli

Una volta chiarito quali tipi di influencer esistono, il passo successivo è capire dove cercarli e, soprattutto, come valutarli in modo efficace. La scelta del profilo giusto può fare la differenza tra una campagna che funziona e una che non lascia traccia.

Il primo criterio da considerare è la coerenza tra i contenuti dell’influencer e i valori del brand. Non basta guardare i numeri: un profilo che pubblica contenuti esteticamente curati ma poco in linea con il tono o il posizionamento dell’azienda rischia di essere controproducente.

Un altro elemento fondamentale è il tipo di interazione che l’influencer ha con la sua community. I commenti sono autentici o tutti uguali? Le persone fanno domande? C’è dialogo? Il coinvolgimento reale conta molto più di like e follower.

Anche la frequenza e qualità dei contenuti pubblicati è un buon indicatore. Un feed aggiornato con contenuti originali, ben realizzati e coerenti tra loro è segnale di professionalità.

Per quanto riguarda le piattaforme, ogni canale si presta a obiettivi e pubblici diversi:

  • Instagram resta la piattaforma più usata per collaborazioni visive, soprattutto in settori come moda, beauty, travel e food.
  • TikTok si sta affermando per campagne ad alto tasso creativo e coinvolgente, soprattutto su target più giovani.
  • YouTube è perfetto per contenuti più lunghi o tutorial, spesso usati in ambito tech, education o lifestyle.
  • LinkedIn, come abbiamo visto qui, è il riferimento per l’influencer marketing in ambito B2B: ideale per chi vuole raggiungere professionisti, decision maker o community di settore attraverso contenuti ad alto valore informativo.
  • Pinterest è meno diffuso rispetto ad altre piattaforme, ma può rivelarsi molto efficace in contesti visivi come arredamento, cucina, beauty, wedding ed eventi. Qui i contenuti vivono più a lungo nel tempo e possono portare traffico costante verso blog o e-commerce aziendali.

Oltre ai social, esistono anche piattaforme specializzate per la ricerca e l’analisi degli influencer, tool che permettono di filtrare i profili in base a metriche precise e settori di riferimento. In realtà però, per molte aziende una ricerca manuale ben mirata e una valutazione attenta basata sulla coerenza possono essere più che sufficienti per trovare i partner giusti.

Come impostare una campagna di influencer marketing in 5 step

Per costruire una campagna di influencer marketing efficace, una volta scelti gli influencer, servono metodo, obiettivi chiari e un approccio strutturato. Ecco i passaggi fondamentali per lavorare con creator e influencer in modo professionale.

  1. Definisci obiettivi e KPI misurabili
    Cosa vuoi ottenere dalla tua campagna? Aumentare la brand awareness? Lanciare un nuovo prodotto? Generare vendite dirette? La risposta guiderà ogni decisione successiva. È importante associare a ogni obiettivo almeno un indicatore concreto (KPI): ad esempio, copertura, tasso di engagement, click al sito, conversioni, codice sconto utilizzato. E sì: meglio se sono KPI SMART (specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e temporizzati).
  1. Definisci budget e modello di collaborazione
    Quanto si può investire? E in quale forma? Le collaborazioni possono essere retribuite economicamente, ma anche basate su prodotto omaggio, affiliazione o contenuti condivisi (UGC – user generated content). In alcuni casi, l’influencer è coinvolto in una campagna più ampia; in altri, si tratta di una singola attivazione. Anche in base al tipo di influencer scelto, è importante definire fin da subito modalità, compensi e aspettative.
  1. Seleziona gli influencer e analizza i dati
    Una volta individuati i potenziali profili, è fondamentale valutare alcuni dati chiave: numero di follower, tasso di engagement, qualità dei contenuti, tipo di pubblico, tono di voce, storicità delle collaborazioni precedenti. Se possibile, è utile richiedere un media kit o un report con le performance delle ultime campagne. Meglio ancora: analizzare direttamente i profili osservando come comunicano, come interagiscono e quanto sono allineati con il brand.
  1. Costruisci un brief chiaro e lascia spazio alla creatività
    Un buon brief è essenziale: deve includere obiettivi, messaggi chiave, call to action, hashtag, eventuali riferimenti visivi. Allo stesso tempo, è importante non trasformare il contenuto in uno spot rigido: l’influencer conosce la sua community meglio di chiunque altro. Il miglior risultato arriva quando il brand fornisce una cornice chiara, ma lascia libertà di espressione.
  1. Monitora i risultati e ottimizza nel tempo
    Durante e dopo la campagna è fondamentale raccogliere i dati: reach, visualizzazioni, click, conversioni, interazioni. A seconda della piattaforma, questi numeri possono essere accessibili via analytics o forniti direttamente dagli influencer. Il monitoraggio non serve solo a valutare i risultati, ma a capire cosa ha funzionato e cosa migliorare nella prossima attivazione.
quattro mani che sorreggono 4 diversi pezzi di un puzzle che si incastrano perfettamente

Misurazione e metriche: come valutare una campagna di influencer marketing

Dopo la pubblicazione dei contenuti, arriva il momento di capire se la campagna ha funzionato davvero. Guardare il numero di visualizzazioni è forse il punto di partenza, ma per avere un quadro completo serve analizzare ciò che conta davvero, in base agli obiettivi stabiliti all’inizio.

Quindi, da che parte cominciare?

Per misurare l’efficacia di una campagna di influencer marketing ci sono tutta una serie di metriche e indicatori importanti. Tra tutti, il ROI (Retourn on Investment) permette di valutare quanto valore è stato generato rispetto al budget investito. È utile soprattutto quando la campagna punta a portare traffico o vendite e si può misurare, ad esempio, con codici sconto, link tracciati o conversioni dirette.

Oltre al ROI però, anche il coinvolgimento gioca un ruolo fondamentale. Qui entrano in campo metriche come like, commenti, condivisioni, salvataggi e click, ma anche la qualità delle interazioni. Ci sono conversazioni autentiche? Il contenuto ha stimolato reazioni reali? Queste domande aiutano a leggere i numeri con il giusto occhio.

Un altro dato interessante, usato spesso in ambito agenziale, è l’EMV (Earned Media Value): in pratica, si tratta di stimare quanto sarebbe costata la stessa visibilità se ottenuta tramite una campagna pubblicitaria tradizionale. È utile per dare un valore concreto alla reach organica generata dall’attivazione.

Per raccogliere tutti questi dati si possono usare strumenti diversi ma naturalmente le analytics native dei social media utilizzati, da Instagram a TikTok fino a YouTube offrono molti preziosi insight.  

L’influencer marketing tra errori comuni e best practice

Anche quando si lavora con i creator giusti, una campagna può incepparsi per motivi molto più semplici di quanto sembri. Niente di irreparabile, certo — ma alcuni errori ricorrono più spesso di quanto si pensi, ed evitarli fin da subito può fare davvero la differenza.

Uno dei più frequenti è la mancanza di trasparenza. Quando un contenuto sponsorizzato non viene dichiarato in modo chiaro (ad esempio con l’uso dell’hashtag #ad o della dicitura “partnership”) può generare sfiducia sia nella community sia nella piattaforma stessa, che potrebbe penalizzare il contenuto. Segnalare in modo esplicito una collaborazione non rovina l’engagement, anzi: rende tutto più credibile.

Altro errore comune è inseguire solo i numeri. Scegliere un influencer solo in base ai follower, senza valutare il tipo di contenuti, l’interazione con il pubblico o l’allineamento con i valori del brand, può portare a risultati deludenti. L’autenticità è il vero valore di una campagna efficace.

Attenzione anche alle metriche sbagliate. Misurare il successo di un’attivazione guardando solo le impression può essere fuorviante. È fondamentale collegare i dati agli obiettivi: se l’obiettivo era generare interazioni, allora conta il tasso di engagement; se si puntava a traffico o conversioni, i click o i codici sconto diventano più rilevanti.

Tra le buone pratiche, invece, c’è quella di costruire relazioni continuative con i creator. Collaborazioni di lungo periodo, anche con piccoli influencer, generano risultati più autentici e solidi nel tempo. Stesso discorso per il brief: se è chiaro, condiviso e flessibile, il contenuto finale sarà più coerente e coinvolgente.

Chi si approccia all’influencer marketing con la logica della “campagna usa e getta” rischia di perdere una grande occasione. Pensare a queste collaborazioni come a partnership strategiche, e non come semplici “post sponsorizzati”, fa tutta la differenza.

Conclusione

L’influencer marketing può essere una leva potente per rafforzare la presenza online, costruire fiducia e attivare relazioni autentiche con il proprio pubblico. Ma come ogni strumento, funziona davvero solo se inserito all’interno di una strategia più ampia, costruita su misura in base agli obiettivi, ai canali e al contesto di ogni azienda.

Non esiste una formula valida per tutti. In alcuni casi l’influencer marketing è una scelta vincente, in altri può servire poco o niente. Ecco perché è importante partire da una visione più ampia: una strategia omnicanale che sappia integrare i diversi strumenti — email marketing, content creation, blogging, advertising — in un piano coerente e misurabile.

È qui che noi di Human Analytica possiamo darti una mano. Affianchiamo le aziende sia nella fase di analisi e definizione degli obiettivi, sia nella parte più operativa, costruendo progetti su misura in cui ogni elemento trova il suo posto, come in un puzzle.

Perché comunicare bene non significa solo farsi notare. Significa parlare alle persone giuste, nel modo giusto, al momento giusto. Contattaci per iniziare a parlarne insieme.